Il Dpcm dello scorso 24 ottobre, al centro di forti critiche e polemiche da parte della categoria dei pubblici esercizi, ha fatto fortunatamente salva la possibilità di effettuare la ristorazione a domicilio senza limiti di orario (l'asporto è consentito fino alle 24). Una bombola di ossigeno in vista di un temuto lockdown e di un mutamento significativo delle abitudini degli italiani con due italiani su tre (64%) che dichiarano, oggi, di andare meno al ristorante rispetto al periodo precedente alla diffusione del Coronavirus. E con un solo un 4% dichiara che la sua frequentazione presso i ristoranti è aumentata. È quanto emerge da un sondaggio condotto da IZI in collaborazione con Comin & Partners.
“Altro…”
L’indagine da un lato conferma le difficoltà del settore e dall’altro rivela le potenzialità del canale del delivery. Lo studio analizza, infatti, anche com’è variata la propensione degli italiani al food delivery e rileva che, a seguito del Coronavirus, per il 38% è aumentata mentre per il 39% è rimasta come prima. Se per circa tre italiani su quattro (73%), con il passare dell’emergenza il ricorso alla consegna di cibo a domicilio rimarrà invariato, per quasi il 20% del campione intervistato aumenterà. Numeri, questi ultimi, che indicano come la modalità del delivery sia destinata tendenzialmente a rafforzarsi e ad aumentare progressivamente il suo peso a livello economico, imponendo al settore della ristorazione un ripensamento complessivo sulle nuove priorità di business. Un ripensamento, più che mai urgente, proprio alla luce dell'evoluzione delle nuove restrizioni imposte dal recente Dpcm e da un possibile ritorno a una situazione emergenziale che obblighi di fatto i ristoratori a "convertirsi" al delivery. Il sondaggio è stato effettuato sui residenti in Italia e il campione ha incluso 1.052 persone, intervistate in modalità Cati-Cawi e stratificate con ponderazione vincolata per sesso, classi d’età, regione di residenza. Le Interviste sono state realizzate tra il 16 e il 21 settembre 2020. C.B.