L’universo variopinto dei cocktail sotto i 21° alcolici e dei cocktail vergini. Un identikit unico tracciato da Diego Ferrari, uno degli artefici del movimento low alcohol in Italia. In questo filmato troverete le regole base per creare cocktail a bassa gradazione alcolica, detti anche low alcohol o low Abv (alcohol by volume); gli strumenti per calcolare il tenore alcolico e le variabili che possono incidere sull’alcolicità: dal tipo di ghiaccio nella preparazione agli strumenti usati per miscelare, fino al tipo di bicchieri. Un fenomeno da indagare che si sposa con un altro trend molto forte fino a ieri e che, pur non avendo la palla di vetro, prevediamo sarà forte anche domani.
“Altro…”
Ci riferiamo al cosiddetto “mocktail” che alla lettera significa cocktail finto. In italiano suona come cocktail da moccioso. Analcolico, con poca verve e per questo meno sexy? Forse un tempo, oggi no. Fortunatamente le cose sono cambiate. Siamo lontani gli anni Duemila quando sui banchi sfilava ancora un mesto esercito di miscelati senza nome, senza patria e relegati negli angoli bui dei menu. Erano i “cocktail alla frutta della casa”. Una banda poco allegra in cui spiccavano succhi di frutta, più o meno distinguibili, serviti con ciliegina color rosso marziano, in un bicchiere in cui svettava una testa di delfino ricavata dalla decapitazione di una banana. L’evoluzione dei costumi, la crescita degli astemi per scelta religiosa o di salute, il boom dei maniaci delle calorie e il codice della strada, che giustamente non perdona gli sgarri, hanno portato sempre più persone a scegliere analcolici, cocktail vergini o low alcohol drinks, cocktail a basso contenuto alcolico. Scopriamoli attraverso questo documento, realizzato homemade da Diego Ferrari, autore del libro "Cocktail low alcohol. Nuove frontiere della miscelazione". S.N.