Rude, lo street bar di via dei Castani a Centocelle (Roma), ha lavorato dopo il lockdown di marzo per ampliare l’offerta con l’aggiunta del reparto food a quello beverage. Il progetto iniziato dietro al bancone da Marco Zampilli e Cristian Ricci si è arricchito con la cucina fusion del giovanissimo Filippo Benedetti. Piatti complessi nella realizzazione, ma semplici da comunicare, come i pokè, i bao, le zuppe da finalizzare a casa, e che possono anche viaggiare per la città. Volutamente, spiega Zampilli, si è ristretto il raggio ai 3-4 chilometri, anche perché le consegne sono operate esclusivamente dagli stessi ragazzi di Rude. Una decina a sera, con picchi di quindici nel fine settimana.
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Per accompagnare la proposta food, i ragazzi di Rude consigliano i loro ready-to-drink, che erano un progetto iniziato già in tempi non sospetti, con la collaborazione della Drink-it, la distilleria fondata da Valeria Bassetti ed Emanuele Broccatelli. Formato 100 ml, sono venduti al prezzo di 7,50 euro cadauna (30 euro per la box da 5) e sono perfetti per accompagnarsi agevolmente al food (il delivery del locale di Centocelle funziona sia a pranzo, sia a cena). «Al momento abbiamo solo Boulevardier e Manhattan, ma stavamo già lavorando sia alla nuova drink list, la cui uscita è stata rimandata alla prossima primavera, sia a nuovi drink in bottiglia», afferma Marco Zampilli. Al prezzo di 35 euro si propongono anche i kit per i drink fai-da-te, con ghiaccio sigillato e bottiglia di base alcolica, più soft drink e istruzioni per realizzare il cocktail. Dal Paloma al Moscow Mule, dal Gin Tonic al Rum&Cola: drink per principianti, ma Zampilli ammette che non siano di facile vendita. «Non è come nel lockdown che chiudeva tutto alle 19 e non si poteva andare al supermercato a comprare una bottiglia. Adesso le persone possono provvedere da sole e questo finisce per essere solo un servizio in più che eventualmente forniamo, ma che non ha molto successo. Senza contare che quello che noi "vendiamo" qui al Rude non sono solo cocktail, ma un’esperienza a 360° e, per quanto ci sforziamo, non sarà mai la stessa di quella che si può ricreare con un drink fatto in casa». A.T