"Riadattarsi, ricrearsi e reinventarsi”. È con questo mantra che lo chef italo-olandese Eugenio Boer, titolare del ristorante milanese Bu:r, e la sua compagna nonché maître di sala Carlotta Perilli hanno affrontato i mesi del primo e secondo lockdown e si preparano al 2021 con nuovi progetti. «La chiave è non fermarsi», dicono. E loro non si sono mai fermati, con il servizio delivery “Bu:r a casa”, concentrandosi su ricette tipicamente italiane e tradizionali con prodotti nostrani, a prezzi accessibili. Qualche esempio? Ci sono antipasti tradizionali (9 €), come Vitello tonnato, Baccalà mantecato e Polenta e mondeghili; primi piatti da ultimare a casa, come Tagliatelle di pasta fresca accompagnate da un sugo a scelta: ragù (12 €), Pesto alla genovese (10 €) o Trifolata di tartufo nero, funghi e salsiccia (15 €), oppure Tortellini classici in brodo di cappone (16 €). Quanto ai secondi piatti (a 18 €), c’è ad esempio lo Stracotto di guancia di manzo al vino rosso e purea di patate o il Filetto in crosta con purea di patate e jus di vitello (20 € a porzione), da ordinare con 48 ore di preavviso.
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Bu:r a casa, un brand e un negozio
«La formula è piaciuta alla clientela. Rispetto al primo lockdown abbiamo reso le spiegazioni per cuocere o rigenerare i piatti ancora più fruibili - dice Perilli - e abbiamo notato che è stato apprezzato anche il fatto che già dalla primavera siamo sempre stati noi personalmente a occuparci del delivery, in auto: a volte sono io da sola, altre volte mi accompagna anche Eugenio. È una cosa che denota la nostra attenzione e crea affezione nel cliente. Chiaramente se ci servissimo di una piattaforma potremmo fare più consegne, mentre in questo modo arriviamo a un massimo di 25 consegne al giorno in tutta l’area di Milano, ma va bene così. I nostri piatti sono disponibili anche per asporto, ma devo dire che nessuno lo usa: la possibilità di avere il servizio direttamente a casa è più comoda per il cliente. Nel delivery siamo molto attenti al pack: abbiamo cercato di eliminare il più possibile la plastica scegliendo confezioni compostabili. Oggi possiamo dire che “Bu:r a casa” è diventato un vero e proprio brand, e stiamo lavorando per farlo diventare una realtà consolidata. Vorremmo creare uno spin-off del ristorante dedicato alla nostra gastronomia, nella zona di via Mercalli, abbiamo già individuato uno spazio che potrebbe essere adatto, se tutto va come speriamo potremmo essere pronti tra qualche mese, perché ci sono lavori da fare».
Engagement dei clienti sui social
Nelle fasi di lockdown i social sono stati quanto mai importanti per mantenere vivo il contatto con la clientela. Sulla pagina Instagram @buracasa lo chef ha condiviso gli aggiornamenti sul menu, nonché le indicazioni su come comporre e rigenerare i piatti. Ed è partito anche un engagement con i follower a realizzare e pubblicare il più bell’impiattamento tra le mura domestiche, sempre nell’ottica di farli sentire distanti il meno possibile dall’atmosfera del ristorante. «L’adesione è stata interessante. Forse è merito del fatto che Eugenio e io ci siamo sempre raccontati in modo molto accessibile e diretto e ciò ha creato un legame, un racconto nato proprio sui social. Il 70% delle persone che hanno ordinato il nostro delivery ci hanno mandato o hanno postato sui social hanno le loro cene. Dal primo lockdown a oggi questo ci ha permesso di allargare il nostro pubblico del delivery. E oggi che possiamo riaprire i battenti ci accorgiamo che, con nostra grande soddisfazione, le prenotazioni per il ristorante stanno andando molto bene». M.B.