Tra le ultime aperture milanesi, spicca quella di Moebius: polifunzionale di lusso in zona Stazione Centrale, crocevia urbano che sta vivendo un piccolo Rinascimento, firmato dall'imprenditore della ristorazione Lorenzo Querci e dallo chef Enrico Croatti. Il locale si distribuisce su due livelli. Al piano terra, si trovano il bistrot anzi il Tapa Bistrot con una cucina dinamica ma non fast, pensata per tre momenti della giornata (pranzo, pomeriggio e sera), e l'American Bar dove agisce il barman Marco Siclari. È lui l'autore di un'eclettica drink list che contempla 11 signature drink (dai 10 ai 18 euro) e una selezione di snacks, birre artigianali, bollicine e amari. Qualche spunto? Il Metabarone (Campari, gin infuso alla salvia, vermouth bianco, angostura, assenzio, timo, essenza di chiodi di garofano, polvere di barbabietola), il Luz De Garra (tequila, miele, spremuta di lime, sedano essiccato, vodka infusa al peperoncino) o l'Arzak (vodka infusa al pepe lungo del Bengala, sciroppo al caffè, pompelmo rosa, albume, tè Lapsang).
“Altro…”
«I clienti - racconta Siclari che vanta esperienze al Davai con Andrea Castellari e al Dry Milano con Federico Volpe (tra i suo mentori c'è anche Piero Appeso) - si sono già affezionati alla nostra lista, richiedendo espressamente uno dei nostri segnature drink. Tutti i cocktail sono stati creati da me, eccetto il Nausicaa (Tequila, caviar lime, zucchero in acqua di mare, foglie d’ostrica, jalapeño, sale nero Hawaii) che è stato elaborato a quattro mani con lo chef Enrico Croatti». Presto, sottolinea il barman, la lista verrà rinnovata e creati dei nuovi cocktail di "gusto" più invernale. A fianco all'American Bar trovano posto anche un palco per concerti live di musica jazz e uno spazio dedicato alla vendita di vinili. Al piano superiore, è prevista l'Osteria Gastronomica destinata a diventare il cuore pulsante del locale e la cui apertura è programmata per la fine di settembre. Il locale sorge in un ex deposito di tessuti su una superficie di 700 mq per 12 metri di altezza con una specie di piattaforma sospesa in aria dove troveranno posto i 30 coperti dell'osteria. Al piano terra, fa bella mostra di sé un gigantesco ulivo di 700 anni. Il locale è stato progettato dallo studio Q-Bic di Firenze ed è frutto di oltre 6 mesi di totale ristrutturazione.
Con Moebius, Croatti fa il suo ritorno sulla scena ristorativa italiana. Riminese classe 1982, vanta un curriculum di tutto rispetto che lo ha visto volare a Los Angeles per lavorare all'Angelini Osteria di Gino Angelini, poi in Spagna all’Akelarre con Pedro Subijana, tre stelle Michelin di San Sebastian; in Francia al Les Terrasses de Lyon del Villa Florentine di Lione, quindi tornare in Italia al Grand Hotel Miramonti Majestic di Cortina d’Ampezzo e poi rientrare in Francia, a Lione, con Paul Bocuse a l’Auberge du Pont de Collonges. Un "golden boy" che illumina di stelle tutte le cucine di cui prende le redini: la prima l’ha conquistata nel 2013 a Madonna di Campiglio come executive chef del Dolomieu, dove ha firmato la carta per 10 anni fino al 2018, la seconda è arrivata lo scorso anno come chef dell’Orobianco di Alicante (progetto spagnolo che seguiva dal 2015), primo ristorante di cucina italiana a ricevere il riconoscimento in terra iberica. L'idea di Croatti è quella proporre al Moebius un concetto nuovo di cucina che rimandi sia alle sue origini romagnole, sia alle sue molteplici esperienze internazionali, Spagna in primis, di chef globetrotter. La carta della cena del Tapa Bistrot ne è già un esempio: dalle "Tapas mutanti" abbinate all'aperitivo alle “Tapas Moderne” da condividere come Carne cruda, foglie e fior, Scalogno caramellato, lardo e paté o Burrito messicano. Della squadra del Moebius, oltre allo chef executive Enrico Croatti e al barman Marco Siclari, fanno parte anche Luca Pilia (sous-chef), Paride Mencarani (maitre) e Filippo Arrighi (sommelier). C.B.