Rita’s Tiki Room, avamposto esotico e “falso polinesiano” del Rita di Milano, ha appena aperto i suoi battenti di bambù e rattan. È il primo baluardo sul Naviglio Grande dello stile tiki ispirato dai bar-ristoranti creati da Don The Beachcomber e Trader Vic nella California degli anni ‘30 e ’40. Luoghi spensierati e di evasione per chi sognava i Mari del Sud e le Hawaii. Se per Edoardo Nono, titolare Rita’s Tiki Room è semplicemente “il secondo locale Tiki di Milano”, per noi è il primo della zona a rispettare in modo minuzioso e filologico l’opera dei padri fondatori del genere.
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A cominciare dalla materia prima. In linea la cura maniacale degli ingredienti esercitata al Rita dal premiato duo - Edoardo Nono e Gianluca Chiaruttini - qui si fa sul serio. Pimento, orzata, granatina, Zombie fire mix e il gustoso Ginger Falernum della casa prodotto e messo in bottiglia. Ogni cosa è preparata in casa. Lo spazio interno è di circa 70 metri quadrati con sculture tiki realizzate dall’artigiano neo-tiki vicentino Paul Campese e gli interni studiata dal guru Matteo Orioli, scenografo delle cerimonie delle Olimpiadi di Torino e di programmi televisivi di successo come X-Factor e Amici. Il bottigliere, davanti al quale troviamo gli esperti bartender Nicolò Caramiello e Andrea Arcaini, ha circa 110 referenze, principalmente rum di tutte le razze, ma anche Tequila, mezcal, cachaça. Dei costumi di scena se ne è occupata Elisa Barozzi, studente di fashion design e mattatrice della sala. A dirigere le manovre con piglio da ammiraglio e modi gentili è la restaurant manager Chiara Buzzi. La drink list si divide tra vecchie glorie firmate dai pionieri Donn Beach, Pat O’Brien, Victor Bergeron, Joe Scialom (Zombie, Suffering Bastard, Pearl Diver, Mai Tai ecc.) e specialità del Rita. Perché il Rita era già Tiki prima di sapere di essere Tiki. Parliamo di Why Mango? (2009), Jungle Fever (2005), Principe Ferrari (2010) e altre misture con rum ad alto grado. La cucina? Altro fiore all’occhiello del locale. In collaborazione con Eugenio Roncoroni (chef-patron di Al Mercato) è stata studiata una cucina che fonde il tradizionale crossover dei piatti tiki (cantonesi e polinesiani) con piatti dal gusto più moderno. Il tutto seguendo il motto del locale: “Siamo Tiki non antichi". S.N.